19 marzo 2020 - 08:54

Coronavirus a Bergamo: l’esercito porta le bare fuori dalla regione. Ospedale da campo sospeso, è scontro tra Gori e la Regione

Dieci mezzi militari hanno attraversato la città con a bordo 65 salme, altrettante restano al cimitero. Stop ai posti letto in Fiera per mancanza di personale medico. Il sindaco: «Momento tragico, no all’incertezza, servono idee chiare e decisioni certe per fronteggiare l’emergeza»

di Maddalena Berbenni

Coronavirus a Bergamo: l'esercito porta le bare fuori dalla regione. Ospedale da campo sospeso, è scontro tra Gori e la Regione
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I malati, ora anche i morti. Nel buio delle strade che circondano il cimitero di Bergamo, ieri sera, dieci mezzi dell’esercito si sono messi in viaggio per Modena e Bologna, con il loro carico di storie spezzate da questa epidemia che ha messo in ginocchio una provincia. Sessantacinque salme hanno lasciato la città dove il Papa Giovanni XXIII, l’ospedale che nel giro di un paio di settimane ha trasformato la sua Terapia intensiva nella più grande d’Europa, da 16 a 80 posti letto e tutto il personale in trincea, è scoppiato. Non c’è più posto neanche nell’ultimo degli angoli convertito in reparto Covid. I pazienti vengono trasferiti ovunque si renda disponibile una struttura attrezzata: 15 non gravi sono stati spostati in case di riposo, 2 intubati al San Raffaele e a Como, per citare le ultime partenze. E così per il cimitero, non un dettaglio macabro, ma il dolore lasciato in sospeso di centinaia di famiglie, che non solo non hanno potuto assistere i loro cari, ora devono anche aspettare per dire addio.

Il forno crematorio lavora 24 ore su 24, ma le bare stipate, anche nella chiesa, erano diventate un centinaio: ne sono rimaste 20, a cui si aggiungeranno i 44 morti di martedì. Sembrano tanti, ma lunedì erano stati 60. Questo solo per la città e i suoi ospedali. Per il dato complessivo della provincia, nelle tabelle della Regione legate all’emergenza, il bilancio è drammatico: in un giorno, 93 vittime in più, che portano a 553 il totale, è evidente, ormai, inferiore alla realtà. Salgono anche i contagi di 312 casi, per 4.305 complessivi. «In un momento tragico la vostra collaborazione e vicinanza è encomiabile», il grazie del primo cittadino Giorgio Gori ai colleghi delle città che hanno accettato di accogliere le salme. Muoiono sindaci (ieri il secondo), medici, preti, tanti e tanti anziani, ma non solo. Se ne vanno volti normali che hanno fatto la storia di paesi stravolti come dopo una guerra. Solo che è stato tutto molto più rapido.

In giornata, in Curia, è arrivata la telefonata del Papa, mentre in Fiera gli alpini hanno iniziato ad allestire il loro ospedale da campo da 300 posti, salvo ricevere in serata lo stop dalla Regione: tutto sospeso in attesa che ci sia personale medico. «È un preoccupante segno di incertezza e di confusione nella gestione di un’emergenza che richiede idee chiare e decisioni certe — replica Gori —. Era chiaro che un ospedale da campo si poteva realizzare solo avendo certezza sulla disponibilità del personale e delle attrezzature mediche. Se questa certezza non c’era, non si doveva far partire la macchina. Mi auguro che sia uno stop temporaneo». Intanto, molto stanno facendo le donazioni. Ubi ha messo sul piatto 5 milioni di euro, ma ci sono anche imprenditori, associazioni come il Cesvi, pure gli chef. I Cerea di Vittorio sarebbero pronti a portare il loro staff in Fiera con altri 30 ristoratori che hanno risposto alla chiamata.

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