DALL’INVIATO A BRUXELLES. Il nuovo “Fondo di investimenti Ue per il Coronavirus” da 7,5 miliardi di euro (che “potrebbe” mobilitarne 25) non è un Fondo di investimenti Ue. A smentire l’annuncio fatto martedì sera da Ursula von der Leyen è il portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, che oggi ha precisato: «Non si tratta di un Fondo, ma di una iniziativa per utilizzare fondi già esistenti».

La confusione è grande sotto il cielo di Bruxelles, perché ovviamente il nuovo strumento – i cui dettagli sono ancora in via di definizione – appare molto diverso da come era stato annunciato. Eppure era stata la stessa presidente della Commissione a presentare la misura come un nuovo Fondo durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo straordinario di martedì. Aveva usato proprio questa parola – ripresa anche in uno dei suoi tweet – per descrivere una misura in grado di iniettare «sin dalle prossime settimane» 7,5 miliardi di euro destinati «al settore sanitario, alle piccole e medie imprese, al mercato del lavoro e agli altri settori vulnerabili colpiti dalle conseguenze dell’epidemia». Attraverso investimenti che – annuncia la Commissione – «raggiungeranno presto la somma di 25 miliardi di euro».

I fondi non spesi
Con il passare delle ore, però, si è scoperto che le cose stanno diversamente. Innanzitutto non ci saranno nuovi soldi, né trasferimenti di risorse da un Paese all’altro in base alle esigenze legate all’epidemia. No, non è una misura di solidarietà all’interno del bilancio Ue. Ma uno strumento che consentirà agli Stati di utilizzare per fini diversi i fondi strutturali che non saranno o non sono stati in grado di spendere. Sempre e solo nel limite della quota già assegnata: a quanto si apprende, infatti, nessun Paese avrà un euro in più o un euro in meno del previsto. E non è ancora chiaro se quei fondi – a oggi assegnati su base regionale – potranno essere dirottati ad altre regioni dello stesso Paese. A oggi sono le regioni del Sud Italia che hanno maggiori difficoltà a spendere i Fondi Ue, in particolar modo la Sicilia. Ma al momento sono le regioni del Nord ad avere esigenza di ammortizzatori economici per le conseguenze del virus.

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Il meccanismo
Per essere utilizzati, i fondi europei richiedono un cofinanziamento nazionale. Funziona così: Bruxelles – attraverso criteri di assegnazione predefiniti - dà un euro a uno Stato, il quale può usarlo per finanziare determinati progetti aggiungendo un altro euro (attraverso il bilancio nazionale o regionale). Capita che gli Stati non siano in grado di spendere tutti i soldi che sono stati loro assegnati proprio perché non sono in grado di stanziare risorse nazionali in co-finanziamento: in questo caso i fondi già pre-assegnati dalla Ue vanno restituiti.

La proposta
Il nuovo strumento a cui sta lavorando la Commissione (“Sarà pronto entro la fine della settimana” ha annunciato l’esecutivo Ue) prevede che Bruxelles rinunci all’obbligo di chiedere la restituzione di quei fondi già assegnati e non spesi. I governi potranno dunque trattenerli e utilizzarli come cofinanziamento nazionale da combinare ad altri investimenti nell’ambito dei fondi strutturali. Così facendo, l’esecutivo Ue stima che «alla luce dei tassi medi di cofinanziamento tra gli Stati membri, i 7,5 miliardi di euro saranno in grado di innescare il rilascio e l’utilizzo di circa 17,5-18 miliardi di euro di finanziamenti strutturali in tutta l’Ue».

I veri numeri
La cifra dei 25 miliardi totali è dunque soltanto una stima. L’unico dato certo sono i 7,5 miliardi che verranno lasciati nelle casse degli Stati (ovviamente di tutti e 27) Nessuno avrà risorse aggiuntive, ma con questa nuova «iniziativa» ogni Paese otterrà la possibilità di non perdere i fondi Ue non spesi e – forse – di dirottarli verso regioni diverse rispetto a quelle a cui erano stati inizialmente assegnati. Tutto questo a prescindere dal fatto che il Paese in questione sia o meno colpito gravemente dall’emergenza coronavirus: il portavoce della Commissione ha infatti spiegato che «se un Paese ha già utilizzato tutti i fondi Ue non può usare questa misura di liquidità».

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